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Una personalità da scoprire

Il motto di Bluecube è sempre questo: prima di considerare collaboratori e dipendenti, consideriamo l’aspetto umano e quindi il concetto di persona e di quello che realmente è ogni singolo individuo.

Tutto funziona secondo logiche empatiche e relazionali.

Come si può pretendere collaborazione ed efficienza se non ci si conosce?

Il team Bluecube si sta espandendo ed abbiamo deciso di dare voce questa volta ad un nuovo arrivato, Francesco Sblendorio, Technical Lead. 

Grazie all’intervista da Francesco rilasciata, è stato possibile cogliere sfumature del suo carattere molto interessanti.

Animo eclettico, dai mille interessi e dalle mille capacità, solare, simpatico, con voglia di fare e di costruire, trasmettendo i suoi valori (personali e professionali) all’interno dell’azienda e nel suo team. 

Conosciamo più da vicino Francesco: 

 

Come hai trovato Bluecube?

“Vi ho conosciuti tramite Fabrizio Lodi, un mio amico da qualche anno. La cosa che ci accomuna è l’hobby dell’informatica e dei videogiochi, in particolare la storia dell’informatica, non limitata quindi solo alla tecnologia. 

In tale ambito ho prodotto alcuni software che Fabrizio stesso ha apprezzato (anche lato nuovi pc).

Ciò che è davvero bello è che dall’hobby di nicchia sono arrivato a qualcosa di concreto di professionale”. 

 

Come si è composto il tuo percorso professionale? 

“Il mio percorso professionale è una storia di lunga data, mi spiego: sin dalle elementari io nutrivo questa passione e questo hobby ed ero chiamato come quelli che spregevolmente (negli anni 80 non era bello) si chiamavano “nerd”, coloro che erano appassionati di informatica.

Ero già da bambino appassionato “di computer” (specifico, non “di videogiochi”); compravo riviste specializzate e le studiavo, ma non giocavo a pallone…

Poi nella mia carriera professionale ho fatto anche l’attore, recitando in un film comico”. 

 

Che cosa ti appassiona di più del tuo lavoro? 

“Anni fa mi appassionava tantissimo la tecnologia in sé quindi, ogni volta che c’era qualcosa di nuovo, io lo sperimentavo; ora invece è il desiderio di vedere la soluzione, il frutto del mio lavoro, applicata al mondo reale.

Direi che nel tempo è cambiato l’obiettivo”. 

 

Qual è il valore aggiunto di Bluecube secondo te?

“Il valore aggiunto è tantissimo: sto coordinando un gruppo di ragazzi giovani e che, come me, hanno la propensione a scoprire nuove tecnologie, scoprendo i punti di forza e di debolezza del mercato dell’informatica ed in più sono GIOVANI, sono MOLTO più flessibili. 

Nell’informatica ogni mese esce qualcosa di nuovo; sono ragazzi svegli e dover interagire con loro mi fa crescere molto e mi fa capire come far crescere ancor di più una squadra.

Questo è il mio obiettivo nel breve-medio termine”. 

 

Credi nel team giovane e nelle nuove generazioni? 

“Io penso che bisogna mettere i giovani in grado di esprimere le loro potenzialità: questa è la mia responsabilità e di chi fa un lavoro simile al mio. Bisogna mettere i giovani nella posizione tale per cui si possano esprimere: in questo io credo moltissimo.

Non si può andare avanti su gente che è sempre la stessa”. 

 

Cosa vuoi trasmettere a Bluecube dall’alto della tua esperienza?

“Ciò che voglio trasmettere: ho tante esperienze in settori molto diversi tra di loro: dal bancario, al content management, alla salute. Conoscendo tutto ciò e quindi tanti e diversi domini applicativi che richiedono diverse capacità, posso dare informazioni su ciò che accade. 

Se parlo di ambito bancario, la novità tecnologica passa in secondo piano, mentre la sicurezza conquista il primo posto; se parlo di content management invece è la tecnologia a prendere il primo posto”. 

 

Ho visto che hai un passato da attore anche, ben diverso dalla realtà di adesso: quale nesso connette due mondi così diversi? 

“Nesso non c’è; io sono un eclettico: ho tantissimi interessi, molti ma molto diversi tra loro, come ad esempio la storia contemporanea; non sono un esperto, ma leggo e mi informo.

Non sono un attore ma è qualcosa che mi diverte e ho avuto la fortuna di incontrare un regista, Marcello Macchia, che mi ha dato questa possibilità.

Siamo diventati amici e quando un giorno ero in vacanza, la produzione mi ha chiamato proponendomi una parte nel film “Italiano Medio”. 

Con Marcello è stata una bella cooperazione. 

Ho poi ricoperto altri ruoli ma sempre comici!”.

 

Cosa ti ha insegnato la tua esperienza da attore?

“Ad avere a che fare con persone completamente diverse da me, che rappresenta una soft skill importante nel mondo del lavoro.

Nel mondo informatico c’è lo stereotipo della persona che lavora solo davanti al pc.

Nel mondo del cinema ci sono tantissime figure: di scena, di audio, ecc ed io mi divertivo davvero tanto e pensavo: “ma che figata” (mentre io mi divertivo c’erano attori che facevano proprio quello come lavoro e lo prendevano nello stesso modo in cui io prendo il mio).

È stata un’esperienza di vita e sicuramente tutto ciò mi ha arricchito”. 

 

 

Nel seguente articolo presentiamo una breve intervista di due giovani talenti in azienda: Giorgio Biondillo, che ricopre una figura prettamente tecnica come Developer e Claudio Parravicini, Junior Account.  Vediamo da vicino che cosa ne pensano di Bluecube, da quanto tempo sono presenti in azienda e come loro stessi vedono lo stage come strumento di formazione professionale. Presentiamo di seguito le domande poste ai nostri intervistati:

  1. Che cosa ti ha spinto a scegliere Bluecube?
  2. Da quanti mesi sei qui?
  3. Com’è stato il tuo primo approccio al mondo del lavoro (anche se si tratta di pochi mesi) e quali impressioni hai avuto? 
  4. Con chi ti confronti solitamente? Figure Junior come te oppure Senior? E quali sono le differenze che hai riscontrato? 
  5. Qual è l’aspetto del tuo lavoro che ti piace di più? 
  6. Che tipo di responsabilità ti sono state affidate?
  7. Che tipo di rapporto hai con il team? (Vieni ascoltato e considerato?/Ti senti oppresso?/Ti senti un po’ come se fossi a casa?)
  8. Quali sono le difficoltà che finora hai riscontrato? Come le hai risolte?
  9. Hai avuto una formazione? Come si è sviluppata? 
  10. Come vedi la possibilità di intraprendere una carriera professionale partendo dallo stage?
  11. Consiglieresti ad altri giovani come te una realtà come Bluecube? 

 

Giorgio, 20 – Developer: 

  1. Ho iniziato la mia carriera in Bluecube grazie all’esperienza alternanza scuola-lavoro in terza superiore e successivamente, finita la scuola ho deciso di ricontattare io Manuel, CEO e fondatore dell’azienda, per entrare a far parte del team.
  2. Sono qui dal 4 da Luglio ed ho constatato che è un’azienda diversa (secondo il mio ideale), perché non è all’antica e comunque sono stato da subito ben accolto con del lavoro da fare per farmi entrare nel giro delle attività da fare.
  3. Ho capito che la formazione che avevo a scuola era un’altra cosa, completamente diversa: io ora so COME fare il lavoro ed è diverso da ciò che fai a scuola.
  4. Ho trovato supporto nel team ed ho collaborato e collaboro ancora con Eduardo che è la persona che mi segue;  in linea generale però quando avevo dubbi anche gli altri mi aiutavano ed io faccio lo stesso; se qualcuno ha bisogno di un aiuto da parte mia io mi rendo disponibile.
    Mi sono confrontato con entrambe le figure, sia Junior che Senior e si nota la differenza, specialmente nel loro modo di lavorare che dipende dal loro bagaglio culturale che li contraddistingue; ad esempio parlando con Eduardo si nota subito la sua professionalità e la sua esperienza.
  5. Lavorando nell’informatica non si smette mai di cambiare e di rinnovarsi perché l’informatica è in costante evoluzione ed una cosa fatta ieri può cambiare oggi. Devo rimanere sempre al passo.
    Bluecube mi porta a farlo da solo perché mi fa scoprire nuove dell’informatica che prima non sapevo.
    All’inizio mi hanno fatto fare un progetto in Java, poi in un altro linguaggio e non sai mai quello che potrebbe cambiare: potrebbe cambiare linguaggio, infra tra un progetto all’altro. Ogni volta c’è sempre qualcosa di nuovo e di diverso che devi saper fare.
  6. Parlando di responsabilità riporto ad esempio l’attività che Manuel mi ha affidato: un sito web da fare completamente da solo; è stato il MIO primo progetto lavorativo della mia vita e adesso mi stanno facendo fare un passaggio di consegna per consentire ad Eduardo di avere un backup per poter essere autonomo.
    Inoltre mi hanno assegnato anche il compito di gestire tutta la parte di configurazione dei pc interfacciandomi direttamente con i clienti.
  7. Ho un buon rapporto perché tra noi si parla sempre e per qualsiasi cosa io ne parlo anche con Eduardo: anche agli altri do sempre la mia disponibilità. Mi sono riuscito ad integrare bene nel gruppo.
  8. Si perché le cose da fare era tutto nuovo per me ed io sono riuscito a superare queste difficoltà informandomi sulle cose che potevo fare informandomi su quello che serviva per risolvere. Chiedendo anche aiuto a chi questo lavoro l’aveva gia fatto e mi si poteva dare una mano.
  9. Per quanto riguarda il mio percorso formativo posso dire che sì, c’è stato: sia tramite il supporto del team, sia grazie a corsi di formazione online. Ho imparato cose che poi mi servivano per lavorare poi al progetto affidatomi. Ho potuto capire come FARE e mi sono serviti per questo.
  10. Per chi non ha mai lavorato lo stage può essere una possibile soluzione perché ti fa provare in prima persona com’è il mondo del lavoro e ti schiarisce le idee; ti può far capire se vuoi o meno lavorare in quel mondo.Lo consiglio ma non è l’unica soluzione per potersi approcciare al mondo del lavoro. Ci sono varie possibilità per iniziare. Con uno stage o con l’apprendistato sei comunque più libero e non vincolato. Direi comunque di si perché ti permette di conoscere cose nuove sempre perché ogni volta c’è sempre qualcosa di nuovo e da approfondire per portare a termine il progetto e questo ti consente di arricchire la tua conoscenza.
  11. Come prima esperienza la consiglio perché non fai solo una cosa ma più cose diverse ed in futuro sai già cosa vuoi fare e cosa no e cosa sai fare e cosa no.  Ciò ti stimola a non fermarti mai e a stare al passo con i progetti che ti affidano.

Claudio, 20 anni – Junior Account

  1. Ho avuto la fortuna di conoscere Manuel anni fa e che, sapendo che mi fossi diplomato da poco, mi ha proposto di iniziare una carriera in Bluecube nel ramo commerciale ed io ho voluto mettermi in gioco, accettando l’offerta.
  2. Lavoro in azienda da tre mesi.
  3. L’approccio iniziale ammetto che è stato complicato perché è il primo lavoro che faccio; non è un lavoro facile e richiede tempo al quale doversi dedicare; è impegnativo sotto certi aspetti ed io ho visto tutto inerente alle attività aziendali: dalla formattazione dei pc alla gestione del CRM aziendale (due rami completamente diversi).
  4. Ho avuto modo di confrontarmi sia con figure Junior che Senior ma quest’ultimo  mi sa dare molti, ma molti più consigli rispetto ad uno Junior come me in quanto ha anni di esperienza superiore e si vede; sinceramente io preferisco il confronto con una figura Senior rispetto ad una Junior perché questo mi aiuta ad indirizzarmi verso la strada migliore insegnandomi qualcosa di nuovo ed io in linea generale mi confronto con figure Senior.
  5. Mi piace fare un po’ di tutto sinceramente, non ho una preferenza di mansioni; se proprio dovessi scegliere allora ti dico che preferisco di più la parte del back office commerciale gestendo ordini, aggiornando anagrafiche clienti, svolgendo attività di lead  generation anche attraverso i canali social, in particolar modo grazie all’ausilio di LinkedIn che, all’inizio non ne conoscevo il funzionamento ma che, dopo un po’, prendendo confidenza, sono  riuscito a profilare nuovi contatti ed è stato un piccolo e grande successo per me perché è stata una vera e propria soddisfazione.
  6. Per quanto riguarda le mie responsabilità ti riporto l’esempio dei pc: io sono responsabile della loro preparazione a 360 gradi proprio!, Devo prestare attenzione ad ogni singolo passaggio; dalla sua formattazione all’imballaggio, alla spedizione, all’aggiornamento del database, ecc…
  7. Mi trovo bene con il team: parlo di tutto e trovo comprensione e ascolto da parte del team stesso in caso di necessità e bisogni (anche chiarimenti su qualsiasi cosa).
  8. Sinceramente non ho avuto difficoltà anche perché sono una persona sveglia e capisco molto velocemente.
  9. Ancora adesso io sono in formazione; i primi pc me li ha fatti vedere un mio collega, Giorgio; grazie a Roberta ho visto la parte del CRM aziendale: mi ha mostrato come avvengono gli ordini in tutti i suoi passaggi ed abbiamo riscritto tutta la guida completa per l’utilizzo corretto del gestionale; con Giulia ho potuto avvicinarmi al mondo del Marketing, a partire da LinkedIn ed il suo utilizzo, al funnel di vendita, alla creazione di InMail Marketing; come avviene la costruzione di un post, l’importanza dei sondaggi, l’utilizzo del tool “Sales Navigator”, molto utile per trovare nuovi prospect e lead.
  10.  Penso che lo stage sia un punto di partenza prima di tutto per capire se ciò che stai facendo ti piace e partire dal basso per poi crescere e capire dove indirizzarti.
  11. Sì, consiglierei l’azienda perché è un’azienda giovane, costituita da persone collaborative e disponibili. C’è da lavorare ma il clima è piacevole e ci si assume volentieri le proprie responsabilità perché tutto l’impegno viene riconosciuto.

Il Team Bluecube è alla ricerca di giovani talenti perciò, non esitare a dare un’occhiata alle nostre offerte alla pagina dedicata ed inoltra la tua candidatura.
Siamo PRO ai giovani, PRO alla loro crescita personale e professionale, PRO a voler rendere i giovani fieri di loro stessi, felici di arrivare a lavoro senza vederlo come un peso e di ascoltare le loro necessità ed i loro bisogni.

Spesso si sente una forte ostilità tra la figura del Recruiter e quella del candidato e, negli ultimi tempi, si sente spesso parlare di rapporto tra giovani e stage e di come le aziende ne approfittano di questo potente strumento che, invece di essere utilizzato in maniera razionale e con cognizione di causa con lo scopo di INSEGNARE e di OFFRIRE un bagaglio di esperienza professionale al giovane stagista, viene utilizzato come strumento di sfruttamento.

Daria Martini, HR di Bluecube, ci ha dedicato il suo tempo per poterci mostrare che anche lei, come tanti altri giovani, ha iniziato il suo percorso come stagista e di cosa ne pensa di questo strumento. 

Daria, tu che sei la responsabile HR,  secondo il tuo punto di vista, è indispensabile iniziare una carriera come stagista?  

Non è indispensabile, lo stage se usato bene è uno strumento utile per formare una persona che magari si è appena diplomata o laureata. Lo stage permette alla persona di iniziare un percorso di formazione che poi potrà continuare nell’apprendistato; una cosa che molti non sanno, lato contrattuale, è che i sei mesi di stage possono rientrare all’interno del contratto di apprendistato (anche se fatto dopo lo stage), così l’apprendistato diventa di 30 mesi non di 36 e la persona è un po’ come se fosse sempre stata in apprendistato”. 

Cosa ne pensi di giovani molto competenti che si trovano a dover accettare stage per le condizioni che oggi giorno il mercato del lavoro offre e quali sono le soluzioni che, secondo te, sarebbe bene prendere per evitare che il fenomeno diminuisca?

Che cosa intendi per giovani molto competenti? Persone con esperienza o semplicemente laureati o diplomati con il massimo dei voti? “

Intendo persone che sanno e che sono coscienti di quanto davvero vogliano mettersi in gioco dimostrando le proprie competenze e che, anche se non hanno ancora acquisito alcune competenze, si mettono di impegno per imparare anche se sbagliano, che chiedono, che si informano, che si fanno domande e che cercano risposte.
Poi ci sono anche quei giovani che fanno esperienza all’estero, Erasmus, Internship, Università, che parlano anche due o tre lingue in modo fluente, che hanno già avuto esperienze lavorative, che hanno fame di arrivare a raggiungere una posizione lavorativa adatta alle loro condizioni personali, che devono accettare per forza lo stage perché magari manca loro un requisito o due della Job Offer.

“Il problema di fondo è sempre quello, lo stage viene usato in modo sbagliato, le aziende ne approfittano, te lo dice una che ha fatto un anno e sei mesi di stage in aziende diverse; ne approfittano, e ne approfittano proprio perché i candidati non dicono mai NO!
Logicamente qui stiamo parlando in linea generale, poi logicamente entra in campo il bisogno di lavorare e altri mille fattori nel perché tutti dicono di sì allo stage.
Ti riporto la mia esperienza: io come ti ho detto ho fatto un anno di stage in una società generalista, nell’ufficio selezione eravamo in 4 tutte/i stagisti e mandavamo noi avanti il tutto.
Questo non è giusto, significa approfittare di una tipologia di contratto che non ti da costi.
Io ho fatto 6 mesi di stage (che poi alla fine mi hanno fatto rientrare nel contratto di apprendistato)  in cui ho studiato giorno e notte per imparare tutte le cose informatiche, mi è servito? Assolutamente si; avrei imparato uguale anche se mi avessero fatto un altro contratto? Certo; allora qual è il vantaggio? I vantaggi ci sono da entrambe le parti, ovvero:

 1) Non si è vincolati (da entrambi le parti) non ti piace, te ne vai, non piaci a loro ti lasciano a casa in maniera molto facile

2) L’azienda investe su di te già dal punto di vista di formazione ci può stare che risparmi sul contratto”. 

Quali potrebbero essere i rischi che l’Italia potrebbe incorrere nel momento in cui le aziende continueranno ad approfittarsi così di risorse valide. 

“Il discorso è molto ampio e complesso; l’Italia ha un grande problema ma non si chiama stage si chiama lavoro in nero; certo, i talenti fuggono, ma non tutti altrimenti significherebbe che noi che siamo in Italia siamo tutti scemi eheh.
La colpa non è delle aziende se i talenti fuggono, è colpa del costo dei dipendenti, è colpa dello Stato che non agevola le assunzioni, è colpa della burocrazia, è colpa delle tasse ed è anche colpa delle aziende.
Ci sono tante cose che non vanno in Italia. 
Noi abbiamo mille CCNL, mille regole per evitare i licenziamenti, mille giri burocratici, negli altri stati non è così; in Svizzera, in Spagna, in Germania ecc ci sono solo due contratti: determinato ed indeterminato e tutti e due si possono risolvere da un giorno all’altro.
In Italia siamo molto tutelati da questo punto di vista, fai prima a vincere la lotteria che non a licenziare una persona.
Per dare ad un dipendente 1300€ di netto l’azienda ne deve cacciare 2900€ al mese.
Che fine fanno questi 1600€? Tasse! Lo stage non è il male assoluto! Tutti ambiscono al contratto ma nessuno si pone la domanda, io quanto costo all’azienda? “