Formiamo i giovani e loro resteranno!
Tra i problemi che si riscontrano nei posti di lavoro c’è la mancanza di un piano formativo e la possibilità di crescere professionalmente.
A seguito di un’analisi sia interna che esterna della nostra realtà, servita per comprendere le esperienze lavorative analizzate su diversi fronti da parte dei nostri collaboratori, abbiamo deciso di dare voce al Team Leader Eduardo Zapata, una nostra importante risorsa interna.
Di seguito elencati, sotto forma di domanda/risposta, i motivi che hanno spinto Eduardo ad iniziare con noi e soprattutto, a restare.
“Com’è iniziata la tua esperienza in Bluecube?”
“La mia esperienza è iniziata come collaboratore: presentato come risorsa per il cliente SMA tramite Bluecube, mi hanno preso con un altro mio collega, per un progetto a breve termine di 6 mesi”.
Una volta terminato il progetto nessuno parlava di rinnovo del contratto e la collaborazione è continuata.
Ad un certo punto mi si è presentata l’occasione di cambiare società ed ero stato contattato da una nota multinazionale Americana che lavora in ambito IT; ho valutato la possibilità di cambiare azienda ma continuavo a pensare al rapporto che avevo con Manuel: lui si interessava a me e si interessava a quello che facevo.
Ricordo ancora le sue parole, – mi fido di te, credo in te e prenderai tot a tempo indeterminato e mi aspetto il tuo continuo impegno – .
Ho deciso così di abbracciare la causa di Manuel e mi piaceva l’ambiente che respiravo qui: colleghi che mangiavano insieme, scherzavano, c’era molta libertà; tu hai i tuoi progetti e lavori su questi; se finisci i progetti qui si è tutti più contenti e c’è più spirito di collaborazione: è difficile trovare questi “ingredienti” in altre realtà.
Il cambio più significativo l’ho avuto nel momento in cui Manuel mi ha spostato in CEVA; ambiente con persone più grandi di me, molto ma molto competenti, che utilizzavano tecnologie che non avevo mai sentito prima d’ora ed io avevo fame di imparare e di crescere professionalmente sempre di più.
Ammetto che all’inizio ho fatto un po’ fatica ma dopo ho capito quanto ne valesse la pena.
L’azienda non voleva lasciarmi andare poiché non aveva una risorsa ed io ho cercato sempre di insistere finché Manuel non si è stufato ed ha pensato che forse me ne volessi andare e di conseguenza, per non perdermi, mi ha incaricato di gestire un altro progetto, BOMI.
BOMI è stato il primo progetto grosso che ho seguito io dall’inizio alla fine.
E’ stato molto utile perché ho potuto costruire per la prima volta qualcosa da zero”.
“Formazione: cosa potresti dire ad un candidato?”
“La mia situazione non so se è normale o anomala; dal cliente nessuno ti insegna cosa devi fare.
Il linguaggio di programmazione, o quello che dovevi produrre dovevi gia saperlo tu.
Io non ho un’esperienza formativa dal punto di vista di Bluecube
Io, ad esempio, ho collaborato molto con Manuel, ho imparato tanto da lui: guardandolo lavorare, come e cosa faceva, io ho imparato molto.
Io sento di aver imparato le cose perché ho lavorato sul campo: mi sono stati messi a disposizione strumenti da quando ho dovuto gestire un progetto da capo.
Inoltre, penso che dipenda sempre dal modo in cui una persona si vuole approcciare al mondo del lavoro e dell’informatica: io ho le capacità di problem solving e questo mi piace: è un atteggiamento valido perché anche se non hai le competenze ma ci provi, è un passo avanti.
In Bluecube vige il riconoscimento dell’impegno anche se non hai la massima competenza in tutto.
Ho imparato da Manuel a far capire al cliente che la soluzione scelta non sia delle migliori.
Sono cresciuto con la mentalità che il cliente non è mio cliente ma mio collega quindi se funziona male, funziona male anche per me”.
“Errare è umano: hai mai commesso errori?”
“Si, ne ho commessi, ma tutti commettono errori.
Devi essere in grado di risolvere o seguire la risoluzione di quel problema; devo capire io perché ho commesso l’errore e due come risolverlo.
I “cazziatoni” non mi sono mai arrivati perché se alla fine se ho commesso errori sono sempre riuscito a sistemarli; questo vuol dire comunicare al cliente che ho sbagliato, ma che ho dimostrato che sono stato in grado di sistemarlo”.
“Cosa ti senti di dire a proposito della cooperazione con i colleghi?”
“Io personalmente non sono stato mai molto cooperativo nel senso che io ho sempre cercato di essere autosufficiente e quindi quando affidavo qualcosa a qualcuno era perché era semplice ma sono sempre stato autosufficiente.
Io ho imparato il significato di collaborazione tra colleghi proprio grazie a Bluecube.
Quando ho iniziato a collaborare con loro ho imparato a conoscerli. capire le loro abilità, il modo in cui ci si approccia al problema.
Nel mio, m i aspetto che ci sia sempre una certa competenza poiché ho sempre lavorato con gente competente e mi piace pensare che noi siamo bravi perché se io faccio da interfaccia ad un cliente, lui vede me, è contento e sa che è l’azienda e sa che qualsiasi cosa possa fare, raggiunge l’obiettivo”.
“Cambieresti qualcosa in Bluecube?”
“Premetto che Bluecube ha molti punti di forza: è una società snella nella quale trovi ascolti, specialmente dall’amministratore delegato e, soprattutto, supporto.
In questo momento siamo in balia di cambiamenti dettati dalla nostra crescita ed il rapporto vise-à-vise esclusivo tra Manuel ed io è venuto a mancare: ma l’ho accettato, nonostante io non sia abituato ad eccessivi cambiamenti: noi eravamo piccoli ed ora stiamo crescendo con tanti progetti. Ora per rendere contente più persone (sorridendo), bisogna adattarsi sempre di più al cambiamento.
Ho cambiato la mentalità di voler trovare un mentore!
Altro punto di forza: il lavoro in smart e la flessibilità aziendale!! Non mi devo fare tre ore di viaggio: posso ritagliarmi anche 10 minuti in giornata per farmi una passeggiata e nessuno dice nulla: l’importante è lavorare”.