Stage e Giovani
Ed eccoci qui all’intervista con il nostro Maurizio Fiengo, Tutor & Orientatore “Politiche Attive del Lavoro” e Creator del “Kit del Lavoro” che ha dedicato del tempo al nostro team per spiegarci il suo punto di vista nella relazione “Stage e Giovani”.
Come ci piace dire: “LA PAROLA ALL’ESPERTO”!
Come dovrebbe essere utilizzato REALMENTE lo stage ai fini di apprendimento ed acquisizione di competenze? E’ mai possibile che in tutte le aziende che ho girato e delle quali ho sentito parlare, non c’è MAI un tutor disponibile all’affiancamento? Dico io, ma lo si capisce che la persona presa in stage HA BISOGNO di un iniziale affiancamento?? Le scuse sono: ho troppo lavoro, ho poco tempo, non so bene come organizzarti il lavoro, ho 200 meeting….
“Un’ azienda dovrebbe iniziare a pensare all’inserimento di un/una tirocinante solo se è nelle condizioni di dedicare del tempo alla formazione della potenziale Risorsa.
Se c’è un sovraccarico di lavoro o se ci sono delle condizioni “impedenti”, va assunta una persona già formata.
Cosa succede spesso? Si ricade sul tirocinante per “risparmiare”, ma è ovvio che la persona viene inserita in un contesto poco favorevole che fa venire meno lo scopo formativo.
Poi ci sono tirocinanti più determinati e più “svegli” che magari anche in queste situazioni riescono ad emergere. Ma non sono queste le condizioni ideali. Ricordiamoci sempre che il tirocinio è un’esperienza formativa.
I datori di lavoro, in tanti casi, non sanno distinguere neanche un tirocinio da un apprendistato. C’è scarsa cultura, poca conoscenza”.
In che modo uno stagista dovrebbe essere accompagnato durante il suo percorso, quali sono le difficoltà maggiori che un neodiplomato/neolaureato affronta quando si trova alle porte del mondo del lavoro ed inizia il suo percorso attraverso lo stage; quali sono le sue reali aspettative VS le reali condizioni (ti è mai capitato di confrontarti con giovani che ti spiegassero le loro esperienze)?
“Prendo in esame ESCLUSIVAMENTE i giovani determinati e con voglia di affermarsi (ci sono anche giovani che prendono sottogamba il mondo del lavoro, ma è poco produttivo in questa sede approfondire questo tema): hanno fin troppo senso di responsabilità e del dovere.
Entrano in crisi e cominciano a dubitare di sé stesse/i perché, lasciati senza una guida, si rendono conto di non essere pronti e si sminuiscono.
Ci sono tirocinanti che “non dormono la notte” e spesso sono proprio i tirocinanti ad avere delle aspettative troppo alte nei confronti di loro stessi. Anche i Tutor hanno spesso delle pretese irrazionali.
E questo dipende anche dalla scarsa conoscenza di ciò che scuola e università insegnano (e non insegnano) ai ragazzi.
Leggono “Laurea in Economia” e pensano di avere una persona già pronta.
No, bisogna cominciare anche dal sviluppare le Soft Skills. Quindi c’è responsabilità anche del sistema formativo”.
Qual ‘è (a parere tuo) il maggior problema delle aziende in Italia relativi allo stage: pensi che a furie di voler risparmiare sulle risorse valide ci sarà una maggiore fuga di cervelli/talenti?? E soprattutto, uno sfruttamento delle risorse valide e cosa si potrebbe attuare per prevenire ciò?
“In Lombardia c’è la normativa che ha fatto passi avanti rispetto al passato.
Ci sono incentivi se, alla conclusione del periodo formativo, assumi i tirocinanti. E questo dovrebbe “invogliare”, ancora di più, l’azienda.
C’è il monitoraggio: oltre al Tutor aziendale, al tirocinante viene assegnato anche un Tutor esterno (soggetto promotore) che ha il compito di monitorare l’esperienza di tirocinio con continui momenti di confronto con il tirocinante e il Tutor aziendale.
Come in tutte le cose, ci sono tirocini nati “male” e che terminano “male”, così come ci sono aziende “valide” in cui i tirocini si concludono con piena soddisfazione da parte di tutti, tirocinante in primis.
Un utilizzo errato dei tirocini sicuramente genera molta diffidenza nei confronti di questo strumento ed è tra le motivazioni che spingono tanti giovani a lasciare l’Italia.
Il problema non è il tirocinio in sé, ma è il cattivo utilizzo che si fa di questa opportunità.
In generale gli strumenti ci sono… Sarò scontato, ma c’è bisogno di un cambiamento culturale”.
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